Come si fa a parlare con i decisori politici senza annoiarsi, senza filtri, senza discorsi preconfezionati? Semplice: si gioca.
Il Giury Game è una metodologia partecipativa che trasforma un incontro pubblico in un vero processo creativo, fatto di dialogo, confronto, provocazione e voto. Non si tratta di un talk, né di un dibattito tradizionale, ma di una formula che ribalta le gerarchie e invita tutti – soprattutto i giovani – ad assumere un ruolo attivo.
La regola del gioco
Al centro c’è un tema cruciale: “Qual è la ricetta per far restare i giovani qui?”
Intorno a questo interrogativo si costruisce l’intero meccanismo.
Gli “imputati” sono stakeholder, amministratori locali, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, educatori. Ciascuno di loro porta in “aula” una proposta, una tesi personale – anche in contrasto con le altre – per contrastare la fuga dei giovani e costruire alternative reali di partecipazione e lavoro.
Dall’altra parte c’è il pubblico, composto da giovani partecipanti, che non resta a guardare. Al contrario, entra subito nel ruolo di Pubblico Ministero: fa domande, muove obiezioni, propone correttivi, stimola il confronto.
È un gioco di ruolo ad alto contenuto di realtà, dove chi solitamente ascolta ora conduce l’interrogatorio. Dove chi prende decisioni è messo alla prova.
La giuria siamo noi
Alla fine di ogni intervento, il pubblico vota con delle palette colorate:
🟢 Paletta verde = proposta approvata
🔴 Paletta rossa = proposta respinta
Se la proposta non convince, però, c’è una seconda possibilità: l’imputato può tornare in campo, riformulare, difendere o correggere la sua tesi, cercando di conquistare il voto della giuria. Il conduttore (o facilitatrice) stimola e orchestra gli scambi, accendendo il ritmo e mantenendo vivo il coinvolgimento.
Una piazza che si riaccende
Il Giury Game è molto più di un format: è un’esperienza di cittadinanza attiva. Un esercizio di pensiero critico, ascolto reciproco e co-costruzione. Richiede tempi distesi e uno spazio accogliente, dove ci si senta liberi di prendere parola – anche per sbagliare, cambiare idea, riscrivere una proposta insieme.
Durante l’evento del 18 luglio, la metodologia è stata protagonista assoluta. In tanti hanno partecipato con entusiasmo: giovani, associazioni, amministratori, giornalisti, università. Ma soprattutto, le idee sono emerse dal basso, in modo autentico, senza filtri.
E sì, c’è anche una regola bonus: chiunque – anche tra i giovani o tra gli stakeholder – può candidarsi come nuovo imputato e lanciare la propria proposta. Perché il gioco della partecipazione non ha panchine. O si gioca, o si lascia il campo vuoto.
